Di tutto un po'

Paolo Valenti ci manca ormai da 30 anni

“Bene! Amici sportivi buon pomeriggio!”, pensando anche all’imitazione di Tullio Solenghi. Oggi sono passati 30 anni dalla morte di Paolo Valenti, eppure mi ricordo come se fosse ieri la puntata di Novantesimo minuto in cui Nando Martellini, sciogliendo una sorta di “voto”, svelava che il suo collega e amico appena mancato era tifoso della Fiorentina. Nessuno lo aveva mai capito, tanto era rimasto neutrale nei suoi anni da radiocronista, insegnante che ha formato tanti radiotelecronisti, e caporedattore prima alle radiocronache e poi alle telecronache. In radio aveva raccontato la vittoria di Berruti alle olimpiadi di Roma e poi quella di Nino Benvenuti nel famoso match contro Griffith.

Con un geniale uomo di cultura come Maurizio Barendson e con Remo Pascucci, aveva inventato “90° minuto”: si erano messi in testa di dare tutte le notizie sportive possibili e magari qualche immagine appena terminate le partite di Serie A, aggiungendo anche i risultati di B e di serie C. Il tutto, inizialmente, in un quarto d’ora. Poi il programma decollò, e Valenti, da solo dopo la riforma e con il grado di “caporedattore dei programmi sportivi della domenica pomeriggio del Tg1”, che lo teneva fuori dall’ambito di Tito Stagno che guidava tutto il resto dello sport, si inventò quello che tutti noi ricordiamo come il “teatrino” con i pupazzoni, definizione che piaceva molto a Luigi Necco, forse meno a qualche collega. Alcuni molto caratteristici e in qualche caso più iconici che davvero competenti, qualcun altro, invece, molto bravo come Beppe Barletti, Emanuele Giacoia, Piero Pasini o le giovani leve Fabrizio Maffei – l’erede di Valenti in video –, Jacopo Volpi e Donatella Scarnati. O come il primo Galeazzi, che ancora non aveva assaggiato il territorio del “teledivo”. Bazzicò anche Beppe Viola per quella trasmissione, ma il suo stile era più adatto alla “Domenica Sportiva”.

L’intuizione di Valenti era stata creare un appuntamento che, andando alle 18 sulla prima rete Rai durante Domenica in, potesse far vedere i gol agli appassionati di calcio, ma interessare anche chi non amava il mondo del pallone. E per quello c’erano Tonino Carino, Castellotti e via via gli altri corrispondenti. Che in gran parte erano cronisti delle sedi regionali che negli altri giorni della settimana si occupavano egregiamente di nera o di giudiziaria, Necco fu anche gambizzato ad Avellino, Carino seguì processi importanti. E Valenti in studio, a correggere quel che c’era da correggere, e a infiocchettare con la sua bravura il racconto sportivo della domenica. Se poi qualcuno voleva vedere solo i gol al netto di scivoloni o cravatte improponibili, andava sul Tg2 e trovava Gol Flash con Gianfranco De Laurentiis o Domenica Sprint con Guido Oddo e Bruno Pizzul. In quegli anni la critica tv e gli stessi giornalisti sportivi non erano tanto benevoli, anzi erano piuttosto caustici con 90° Minuto, salvo improvvisamente cambiare atteggiamento, anni dopo, come quei critici cinematografici “pentiti” sui B-Movie sdoganati da Quentin Tarantino.

La verità era che Paolo Valenti era un grande professionista del giornalismo e della televisione. Aveva creato l’appuntamento del di’ di festa per tutti, appassionati di calcio e no. Il gol era il regalo, offerto da tutta una serie di parenti, gli inviati ormai divenuti quasi persone di famiglia, tra i quali troviamo sempre lo zio invadente, il cugino un po’ particolare,  oppure il nipote che viene da lontano e si veste in modo strano e appariscente. Una grande festa dove erano protagonisti – almeno apparentemente –  i gol, ma c’era anche il racconto giornalistico, garantito in prima persona da Valenti e poi da alcuni inviati. Per questo 30 anni da quella dipartita, ci sembrano ieri.

 

Davide Camera

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