Il week-end che silenziò le webradio: neppure la più fervida immaginazione di qualche sceneggiatore avrebbe potuto creare una storia come quella avvenuta realmente tra sabato 7 e domenica 8 novembre, una situazione kafkiana che sembra trovare riscontro in alcune notizie, e soprattutto in qualche comunicazione di alcuni provider che loro malgrado si sono trovati al centro di questa vicenda. Intorno al pomeriggio di sabato, così come nella “Sinfonia degli addii” di Haydn, buona parte delle webradio italiane, considerando anche le radio in FM con lo streaming in internet, diventano irraggiungibili. Trasmettono, ma non si possono ricevere, la connessione non c’è. O meglio manca lo streaming, quel “ponte” necessario per essere ricevute da tutti. Vale la pena di spiegare che per poter essere diffuse in rete, le emittenti hanno bisogno di una banda molto più larga di quella a disposizione con una normale connessione domestica. Questa funzionerebbe al massimo con 3 o 4 ascolti, prima di cadere. Un po’ come in FM servono i ripetitori.
Nel caso specifico delle webradio, questo ampliamento delle connessioni disponibili, da un centinaio in su, molto in su, è reso possibile dai provider che gestiscono questo servizio attraverso piattaforme e server che spesso si trovano all’estero, con collegamenti dedicati a indirizzi specifici. Fanno in quantità industriale quello che non potrebbe fare una piccola emittente web, che dovesse sostenere quei costi, non inizierebbe nemmeno. Sabato pomeriggio, progressivamente, molti degli IP, ossia degli indirizzi in rete dedicati a questo servizio, non erano più disponibili dall’Italia. Le radio, o per lo meno molte, non si ricevevano più in internet. Come se ci fosse un guasto tecnico da parte dei gestori italiani delle reti internet, quelli ai quali paghiamo la connessione domestica e la bolletta telefonica, per dire. I quali, sollecitati dagli stessi provider a conoscere le cause di questo disservizio, non rispondevano.
Un indubbio danno, per i provider che non per colpa loro si trovavano impossibilitati a garantire il servizio pagato dalle emittenti, per le stesse radio che improvvisamente erano senza lo streaming, che anche alle emittenti in modulazione di frequenza consente di essere ascoltati là dove il segnale in FM non c’è. Oltretutto, il problema si è verificato di sabato, quando è normale che le varie assistenze tecniche lavorino a scartamento ridotto e di fronte a una situazione del genere siano anche spiazzate. Solo qualche webradio, per la prontezza di riflessi degli editori, è riuscita a trovare qualche streaming provvisorio di emergenza e a garantire la messa in onda delle trasmissioni, ma per la gran parte è stata crisi e silenzio.
I provider si sono visti costretti a spostare e modificare almeno provvisoriamente, gli indirizzi IP messi a disposizione per i loro clienti, riuscendo comunque non prima di domenica pomeriggio a ripristinare il servizio e a ridare la voce alle radio. Ma che cosa era successo?
Con il passare delle ore, si è diffusa una voce che poi è diventata una comunicazione degli stessi provider ai loro clienti che volevano giustamente avere lumi. Sabato era scattata una maxioperazione effettuata dalla Guardia di Finanza contro la pirateria televisiva, in pratica contro siti e domini internet che mettono a disposizione, fraudolentemente e in modo abusivo, le immagini di eventi criptati che le pay tv forniscono ai clienti. L’esempio più classico sono le partite di calcio, della nostra Serie A ma anche dei principali campionati esteri. Una piaga che si ripete, e che manda in fumo molto denaro. Ci si chiede: che cosa c’entra questo con le webradio? Nulla, effettivamente. O meglio, dovrebbe essere così: perché tra i provider è circolata insistentemente la voce, non smentita, che anziché oscurare i singoli indirizzi IP dai quali veniva diffusa questa pratica illegale, siano state oscurate le intere classi, prendendo nel mucchio anche molti servizi regolari e legali che nulla avevano a che spartire con questa attività illegittima.
Per fare un esempio molto pratico, è come se per punire un moroso che non paga la bolletta della luce, anziché tagliargli i fili, io tagli quelli di una cabina mandando al buio un intero quartiere, o peggio un piccolo paese. Se le cose siano andate così o meno, lo scopriremo presto, perché i provider, che un danno e un’improvvisa mole di lavoro l’hanno avuta, di certo non staranno a guardare. Resta una piccola considerazione, che poi è dettata dal buonsenso: mettiamo, ammesso e non concesso, che le cose siano andate davvero così. Non sarebbe stato meglio, visto che nella settimana successiva c’è una pausa dei campionati di calcio, attendere quel momento ed effettuare un intervento non così drastico, ma chirurgico, senza prendere in mezzo chi non c’entra? Forse… tanti sono i forse in questa vicenda. L’unica certezza è che moltissime emittenti italiane sul web, hanno vissuto una fine settimana di silenzio. Speriamo resti un episodio isolato, da ricordare proprio così: come il weekend che silenziò le webradio.
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